Cari poliziotti.it …

Audio: Pietro Ratto in Verogiornale 210525 @24:20

“Carissimi poliziotti, carabinieri, forze dell’ordine in generale, sebbene tra voi ci siano senz’ altro le solite teste calde, quelle che fanno servizio allo stadio con i manganelli rivestiti di gomma per non lasciare lividi sulla pelle o che immobilizzano e arrestano ragazzini senza mascherina come fossero terroristi, beh so bene quanto in gran parte siete persone per bene, persone che svolgono ogni giorno con grande dedizione e coraggio il proprio lavoro nel rispetto della intera comunità.

Quello che vorrei dirvi che vorrei farvi capire che lo zelo con cui vi impegnate a far rispettare le innumerevoli restrizioni a cui ormai a causa dell’emergenza pandemia, siamo quotidianamente costretti, non fa bene alla vostra immagine: più o meno consapevolmente, infatti, molta gente non può più non guardare ormai con diffidenza, con paura, addirittura con rabbia chi come voi, si fa carico di impedire che due conoscenti per strada si stringano la mano, che un gruppo di ragazzi si riunisca per festeggiare un compleanno, che un padre e un figlio si abbraccino dopo lunghi mesi di separazione.

Rifletteteci su, i nostri politici, quelli che decidono sulla nostra pelle tutte le misure da adottare, il lavoro sporco alla fin fine lo fanno fare a voi. E questa ruggine che si sta via via accumulando tra un’opinione pubblica ormai esasperata e costantemente impaurita, e la vostra immagine di severi e sempre più antipatici sorveglianti, probabilmente rischia di sedimentare e di permanere a lungo, di spingersi molto oltre questa inquietante fase di pandemia all’interno dei rapporti tra noi e voi.

Tutto ciò, insomma più va avanti e più rischia di compromettere le nostre relazioni, la nostra fiducia in voi, la nostra solidarietà nei vostri confronti. Non si tratta di smettere di fare il vostro dovere, sia chiaro, tantomeno di ribellarvi. Si tratta semmai di unirvi a noi nel chiedere informazioni più precise, nel pretendere più trasparenza nell’ esigere che su tutta questa brutta storia di emergenze, di contagi e restrizioni si faccia finalmente chiarezza.

Che quando per esempio, uno dei soliti epidemiologi se ne esce con affermazioni del tipo “il virus non si trasferisce per via aerea, non ve n’è traccia nelle stanze in cui si trovano i malati.”, qualcuno venga allora a spiegarci come mai passiamo la nostra vita in maschera, o informarci sui danni che una manciata di vaccini elaborati e diffusi in pochi mesi possano effettivamente arrecare ai nostri figli e i nostri genitori.

Che venga a dirci perché mai quasi tutti i sintomi da più di un anno vengano sempre collegati al COVID-19 e mai nessuno a un vaccino, a farci comprendere perché sia ormai diventato illegale esprimere dubbi o criminale e addirittura fascista porre domande. I cittadini italiani hanno sempre creduto in voi. A voi si sono spesso rivolti con fiducia certi della vostra protezione, della vostra fedeltà alla legge, alla Costituzione.

Non deludeteli adesso, in nome dei tanti colleghi morti per la giustizia, difendendo giudici e politici integerrimi, in nome dei tanti caduti per la democrazia, per il bene della nostra nazione. Schieratevi con loro, con la vostra gente, pretendendo il ripristino della libertà di espressione, della riservatezza all’interno delle nostre vite.

E  del sacrosanto rispetto per la verità.”

Estratto da: affaritaliani.it tg-vero-giornale

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Quale violenza?

Audio, essenziale: M.Bolognetti, 210831, radioradicale

“… però io vorrei porre una domanda a Beppe Giulietti e all’ordine dei giornalisti e alla stessa federazione della stampa …

che cos’è violenza?

C’è violenza in un’informazione che censura, rimuove, nega il contraddittorio?
C’è violenza in una informazione che la violenza la sta alimentando quotidianamente con titoli in cui ci parla di disertori, di renitenti, di caccia?
C’è violenza nelle parole di rappresentanti delle istituzioni,
che hanno toni e contenuti eversivi rispetto al dettato costituzionale?

Ecco in tutto questo c’è violenza.
Che cosa recita all’articolo 294 del codice penale, caro Beppe Giulietti?

Attentati contro i diritti politici del cittadino

Qual è il contenuto di questo articolo?

Chiunque con violenza, minaccia o inganno impedisce in tutto o in parte l’esercizio di un diritto politico, ovvero determina taluno esercitarlo in senso difforme dalla sua volontà, è punito con la reclusione da uno a cinque anni

E allora io voglio ripetere per l’ennesima volta che da diciotto mesi a questa parte sulla vicenda SARS-CoV-2 si e consumato un attentato contro i diritti politici del cittadino.
Che cos’è violenza … non c’è solo la violenza fisica, ci sono anche altre forme di violenza e sono anch’essi violenza perché, ripeto, c’è violenza nella censura c’è violenza nella manipolazione c’è violenza quando si apre una caccia alle streghe quando si apre la caccia a l’untore quando si nega al proprio interlocutore la possibilità di poter spiegare, di replicare di entrare in contraddittorio, quando si cancellano interviste quando si nega a sessanta milioni di italiani la possibilità di poter conoscere posizioni di medici scienziati che su questa campagna di vaccinazione di massa avrebbero delle cose da dire.
E quando si nega la possibilità a pediatri di poter dire la loro sulla decisione di inoculare questi vaccini – e sottolineo questi – anche ai minori.
In tutto questo c’è violenza.

E allora io a Beppe Giulietti a tutti gli altri questo dico che: c’è anche un’altra violenza non meno pericolosa che va in scena da diciotto mesi e in particolare negli ultimi nove mesi e in particolare in questi ultimi mesi in queste ultime settimane.

A Giulietti e tutti gli altri, a tutti gli altri che evidentemente hanno la memoria corta, a coloro che – diciamocelo – si stanno comportando da stampa di regime, io mi permetto di ricordare i contenuti di questa lettera inviata nel 1989 da tale Marco Pannella al presidente della camera Nilde Iotti; scriveva Pannella:

Se manca o sembra mancare la violenza squadristica con le sue vittime e suoi assassini, è perché l’assassinio dell’immagine della verità della tolleranza delle idee delle stesse leggi del loro fondamento morale – la Costituzione – lo si compie ogni … ora – oggi ogni ora – in modo più completo profondo – radicale di allora – attraverso l’opera di mass-media.

Ecco caro Beppe, quello che sta facendo larga parte della stampa va rubricato indubitabilmente alla voce violenza. Qui la violenza la state evocando la state cercando la state alimentando quotidianamente, e quotidianamente state inoculando odio, state mettendo i cittadini di questo paese gli uni contro gli altri
Interroghiamoci, vi prego, sul significato della parola violenza.”

— M.Bolognetti

Tratto da originale completo in M. Bolognetti: “QUALE VIOLENZA?”

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violènza s. f. [dal lat. violentia, der. di violentus «violento»].
1. Con riferimento a persona, … tendenza abituale a usare la forza fisica in modo brutale o irrazionale,… al fine di imporre la propria volontà e di costringere alla sottomissione, coartando la volontà altrui sia di azione sia di pensiero e di espressione,
2. a. Ogni atto o comportamento che faccia uso della forza fisica … per recare danno ad altri nella persona o nei suoi beni o diritti, …, come singola azione o comportamento …; e come fatto e manifestazione collettiva, di gruppo: .
In senso più ampio, l’abuso della forza (rappresentata anche da sole parole, o da sevizie morali, minacce, ricatti), come mezzo di costrizione, di oppressione, per obbligare cioè altri ad agire o a cedere contro la propria volontà: ….
Sotto l’aspetto più propriam. giuridico: …
v. privata, reato che consiste nel costringere altri con violenza o minaccia a fare, tollerare o omettere qualche cosa, ledendo così la libertà individuale del soggetto e condizionandone l’attività; …
v. morale, quella che viene subìta dal soggetto a causa del timore indotto in lui dall’azione esterna (o in genere, come sinon. di v. psichica, quella che si esercita sull’animo di una persona, mortificandone lo spirito, soggiogandone, annullandone o limitandone la volontà, plagiandola); …
2. b. In sociologia, l’uso distorto o l’abuso della forza contro qualcosa che gode della protezione della legge e del controllo sociale in genere (quindi non soltanto persone, ma anche istituzioni, beni della collettività, ecc.); in senso più ampio, ogni forma di aggressione, di coercizione, di dominio, e anche, più astrattamente, di influenza, condizionamento e controllo delle attività pratiche e più ancora di quelle intellettuali dell’uomo, esercitata non tanto da singoli quanto dalle istituzioni che detengono il potere. Ne consegue un concetto della violenza come fatto sociale: ; in partic.,
v. politica, quella che ha come motivazione o pretesto la contestazione e il rifiuto della legittimità di un sistema sociale, e può raggiungere i toni estremi del terrorismo;….
In contrapposizione, non violenza …, rifiuto programmatico di ogni forma di violenza sia fisica sia psicologica proclamato e praticato come metodo di lotta politica e sociale, per principî sia religiosi, sia morali e umanitarî:
2. c. Nel diritto penale militare, atti di violenza, …, ecceda nell’impiego della forza.
2. d. Nel diritto internazionale, ; v. politica, la pressione che uno stato esercita su di un altro … per indurlo a un determinato atto internazionale (accordo, rinuncia, ecc.).