… sto parlando di Diego Fusaro …: tu sei qui perché hai scritto un libro …: Golpe Globale – Capitalismo Terapeutico e Grande Reset … cominciamo da dove vuoi, prima di tutto spiegare … che cosa è il grande reset …
… il mio libro è un tentativo di interpretare ciò che da due anni ormai ci sta sconvolgendo su scala planetaria, perché come dice il titolo si tratta del primo golpe globale, noi siamo stati abituati nel novecento a esperienze traumatiche legate a colpi di stato che riguardavano singoli stati nazionali o gruppi di stati nazionali, quello che stiamo invece sperimentando sulla nostra pelle, da un anno e mezzo / due ormai, è un vero e proprio golpe globale, che non riguarda un singolo stato nazionale ma che invece investe l’intero modo della produzione capitalistica.
Da Roma a Sidney e da Berlino a Nuova York senza esclusione, è in effetti un rimodellamento ed è curioso che da subito sulla plancia di comando gli oligarchi della plutocrazia neoliberale l’abbiano appellato great reset – grande reset, grande rinnovamento, grande azzeramento anche – è un’espressione sintomatica che non deve sfuggire, non dev’essere trascurata. Io nel libro parlo di golpe globale e uso anche un’altra formula, gramsciana in questo caso, di prolungamento organico, è come se questa rimodulazione dei rapporti di forza della società, dell’economia e della politica che avviene realizzando l’emergenza perpetua sanitaria come metodo di governo, implicasse una sorta di potenziamento, di accelerazione di tutti i processi che erano già in auge nella globalizzazione capitalistica – penso allo smart-working, telelavoro – sì è un neo lingua padronale a tutti gli effetti, che chiama smart-working il nuovo sfruttamento da casa del lavoro, che chiama ancora task-force l’esproprio della sovranità popolare nazionale.
Insomma tutto ciò che abbiamo visto e che stiamo vedendo da due anni a questa parte, va a mio giudizio nella direzione di una ristrutturazione autoritaria del mondo della produzione capitalistica che consolida e accelera tutte le sue principali tendenze: lo smart-working, il superamento delle sovranità nazionali democratiche a beneficio di comitati tecnici non eletti, con esperti e tecnici dietro i quali si nascondono sempre banchieri e top manager di ortodossa fede neoliberale; ma poi la distruzione definitiva della scuola pubblica e dell’esperienza dell’insegnamento su cui la nostra Europa si è fondata a partire dall’accademia di Platone, del liceo di Aristotele – la scuola in presenza appunto – fino ad arrivare tra le altre cose alla distruzione dell’economia locale, l’annientamento dei ceti medi e delle classi lavoratrici a beneficio dei colossi Big-Tech, e–commerce multinazionali e così via.
Insomma si tratta di una vera e propria ristrutturazione epocale per quel che riguarda il rapporto di forza, con alcune caratteristiche che a mio giudizio non debbono essere taciute: in primo luogo il carattere globale di questo movimento di ristrutturazione, e poi anche vorrei dire il fatto che utilizza l’emergenza perpetua; l’ordine noliberale non è nuovo all’uso dell’emergenza, anzi Foucault ci ha insegnato che il neoliberismo usa l’emergenza come metodo di governo – che sia all’emergenza terroristica del 2001, quella economica del 2007 o quella sanitaria del 2020 e seguente – perché l’emergenza perpetua come metodo di governo permette di istituire una razionalità politica particolare, che quella in virtù della quale ciò che nella normalità è inaccettabile si muta, nell’emergenza, in inevitabile. Se vi avessero detto nel 2018, supponiamo, che dovevate stare a casa per tre mesi o che dovevate lavorare con smart-working necessariamente, o che dovevate escludere dalla vostra vita il prossimo in quanto nemico, non solo non lo avreste fatto ma probabilmente vi sareste anche giustamente ribellati. Se tuttavia vi è l’emergenza e ne va della vostra vita, grazie anche una narrazione artatamente gestita dai padroni del discorso, ecco allora che l’inaccettabile si muta in inevitabile, ed ecco ancora che, se c’è l’emergenza, evaporano gli spazi di discussione democratica parlamentare, dacché occorre agire nello spazio ristretto dell’emergenze, quindi occorre un decisionismo che automaticamente paralizza quel parlare, quel discutere che è ciò che da vita la democrazia «parlamentare».
ti posso interrompere su questo punto giusto venti secondi, non di più perché poi mi dispiace interrompere … i tuoi pensieri …
sai che adesso stanno lanciando un referendum contro green pass, no …
Sì, è chiaro come la narrazione su cui questo golpe globale, questa ristrutturazione si fonda sia una narrazione ampiamente orwelliana vorrei dire, intanto perché gli stessi che ora invocano “la democrazia ha i suoi tempi” sono quelli che in questi mesi hanno contratto
visibilmente i già stretti spazi della democrazia parlamentare, l’hanno fatto in nome di un’emergenza che come ricordavo poc’anzi richiede un intervento nell’hic et nunc immediato, quindi l’autoritarismo, un autoritarismo medico scientifico, diciamo così, giustificato con lessico medico scientifico – ma poi, Claudio, un altro tema che affronto nel libro, non dimentichiamoci che gli stessi che invocano ininterrottamente la salute come bene sommo, sono quelli che sulla plancia di comando nei trent’anni precedenti hanno puntualmente ridotto la spesa pubblica destinata alla sanità, cosicché sorge spontaneo il quesito, se la sanità pubblica e la salute siano così importanti solo quando si tratta di limitare i diritti e comprimere le libertà, e non invece quando si tratta di investire nella sanità pubblica e nell’ambito nel comparto ospedaliero, ricette che ovviamente sono come il fumo negli occhi per l’ordine neoliberale che si basa proprio sulla compressione della spesa pubblica.
… vedevo la dedica del tuo libro, che secondo me spiega benissimo quello che hai detto poco fa sulla preoccupazione della vita: «a tutti coloro i quali la paura di perdere la vita non prevale sul desiderio di una vita libera e dignitosa»
Sì è proprio così, perché la narrazione dell’emergenza sanitaria permanente si basa su un terrorismo medico scientifico, una sorta di strategia della tensione sanitaria che, martellante grazie all’operato zelante dei professionisti dell’informazione – altra categoria schiettamente orwelliana – fa sì che il suddito del nuovo capitalismo terapeutico sia terrorizzato all’idea di perdere la vita e, come ci insegna Giorgio Agamben, la nuda vita non unisce gli italiani
o i popoli, li divide, crea una sorta di disponibilità a rinunziare a tutto – libertà e diritti – pur di fare salva la vita messa in pericolo dall’emergenza. Ecco allora che forse acquistano anche un fosco significato quelle immagini divenute subito spettacolo mediatico delle bare di Bergamo – ricorderai nel marzo del 2020 – allorché si scelse, con un’operazione purtroppo non neutra, di far sfilare quelle bare trasformando la sfilata in un evento mediatico, il cui suono – almeno così lo interpreto nel libro – era grosso modo questo: d’ora in poi state a casa, rispettate tutte le norme del nuovo leviatano tecno-sanitario, se no finirete anche voi stesi in quelle bare.
Sul fatto poi, che non sia stata data sepoltura ai nostri morti – c’è anche una parte nel libro – perché Gianbattista Vico diceva che humanitas deriva da umare, dal dare sepoltura, noi siamo umani nella misura in cui diamo sepoltura ai nostri morti e ci stabilizziamo nei luoghi in cui essi permangono. Antigone, la tragedia di Sofocle, colei che non si spezza, colei che non si piega, colei che si oppone a Creonte proprio perché vuole dare sepoltura al fratello.
Noi abbiamo rinunciato alla base della nostra umanità per paura della morte, ecco che ritorna questo tema: in nome della paura di perder la vita abbiamo capito che l’uomo occidentale, che non crede più nulla, è disposto a cedere tutto, non solo libertà i diritti, ma perfino le basi della propria humanitas e, quindi, il paradosso è che abbiamo assistito a una situazione di disumanizzazione integrale dei rapporti umani, abbiamo perso gli affetti, le relazioni, il lavoro, la comunità. È avvenuta l’abolizione neoliberale del prossimo per decreto legge e, poi, abbiamo anche in pari tempo compreso che il concetto di nuda vita diventa uno strumento di controllo e di gestione, è il fondamento di questo nuovo paradigma di governo delle cose, delle persone, che si basa su una fobocrazia, io la chiamo, il potere della paura come gestione politica delle masse, le masse terrorizzate sono disposte a tutto, anche non dar sepoltura ai propri cari, pur di conservare la nuda vita.
Ecco è su questo che si fonda il nuovo leviatano tecno-sanitario come io lo chiamo, sull’unione di terrore medico scientifico, di religione terapeutica. Il discorso medico scientifico – nel libro ci sono pagine in cui mi richiamo a Michel Foucault, il quale parlava di ordine del discorso e di episteme, l’episteme è il modo in cui in ogni epoca si intrecciano fra loro indissolubilmente i saperi e i poteri. Il potere produce un proprio sapere, usa quel sapere per legittimarsi. Oggi, il discorso medico scientifico, l’ideologia medico scientifica, svolge una parte dirimente nella giustificazione della riorganizzazione e con ciò distinguo attentamente, nel libro, la
scienza e la medicina, nel loro nobilissimo operato, dall’ideologia medico scientifica.
ci arriviamo … volevo solo fare una piccola chiosa, perché questa mattina … sentivo l’ultima puntata di Spazio di libertà di Bencivenga che abbiamo registrato venerdì, di cui ti parlavo, e lui parlava proprio di questo e, diceva, spesso si confonde diciamo la vita, la nuda vita, come fine ultimo di ciò che è da preservare non come se con la morte tutto finisce quando invece si dimentica che spesso è proprio con la morte che si cambiano le cose, e faceva l’esempio di Socrate – di tutta la sua battaglia per la … che è finita in tribunale, giudizio eccetera – se lui fosse vissuto, avesse accettato l’evasione come proponevano nei suoi amici dal carcere, sarebbe sopravvissuto, il suo apporto non sarebbe stato così dirompente mi pare, proprio grazie alla morte, ancora qui dopo non so quanti migliaia di anni stiamo parlando di ciò che ha insegnato Socrate, concordi?
Concordo appieno, anche in ragione del fatto che la morte fa parte della vita come suo esito estremo e quindi, la paura della morte che ci porta a rinunziare a tutto pur di non morire, ma comunque moriremo. Non da liberi però, questo il punto fondamentale: la paura di morire non ci impedisce di morire, ci impedisce di vivere.
Questo il paradosso dialettico della situazione. Io nel libro prendo in esame due categorie greche proposito di Socrate, noi diciamo banalmente “vita“, noi figli dei latini, ma i greci piu precisi dicevano “zoè” e “bìos“: zoè è la nuda vita, è la vita intesa come sopravvivenza, è la vita della pianta come dell’animale e dell’uomo considerato nella semplice sopravvivenza, bìos invece è la vita qualificata, il come del vivere, il fatto che noi stiamo qui a discutere di filosofia, il fatto che andiamo a teatro, il fatto che amiamo i nostri figli, questo è il bìos. Ora, il paradosso del discorso medico scientifico che dice di voler salvare la vita con il lockdown, con i coprifuoco, con la quarantena, ma quale vita sta salvando? questo il punto, io nel libro … c’è un capitolo dedicato al nonno di Savona, ho voluto tributare un piccolo omaggio a questo nonno di Savona che, nella primavera del 2020 è finito sui giornali il suo caso, con epilogo tragico perché il nonno di Savona aveva un unico obiettivo nella sua vita, che era trascorrere il tempo con il proprio nipotino; cosa accadde? che con i lockdown non poté più vedere il proprio nipotino e lasciò un biglietto, in cui si accommiatò da tutto e da tutti dicendo “non posso più vivere senza il mio nipotino” e si tolse la vita.
Quindi questa vicenda, dal dall’esito tragico – ovviamente il nonno di Savona non so se avesse letto i greci la distinzione tra bìos e zoè – però dice magnificamente quello, cioè il fatto che una vita senza le sue qualificazioni non è più vita.
Quindi il voler protegger la vita al nonno di Savona gliel’ha portata via, perché per lui la vita non era stare in lockdown per mesi, evidentemente, a sopravvivere come il virus, perché poi è questo il punto …
… andrebbe spiegato a questi del CTS, ad Abrignano – lui che dice che siccome non si può fare l’obbligo vaccinale perché la Costituzione pone qualche ostacolo allora bisogna fare il green pass brutalizzate: ti vogliono togliere i diritti civili, togliere i servizi sanitari, la possibilità di andare a lavorare – questi non lo capiscono questa storia, che proteggere la nostra vita equivale a toglierla
Purtroppo ci vuole probabilmente un plus lavoro concettuale che il medico non può fare, il medico eccellente in altri campi del sapere pratico ma non evidentemente nella riflessione su bìos e zoè, perché questo è il punto, la mera vita, la sopravvivenza, la mera zoè in realtà è solo unastrazione caro Claudio, perché noi siamo già sempre bìos: la mera sopravvivenza non esiste perché noi siamo sempre qualificazione del vivere – per il nonno di Savona stare con suo nipote, per noi stare con i nostri figli, fare filosofia, andare a teatro – quindi ridurre la vita a sopravvivenza non significa protegger la vita ma annientarla. …
Ma anche gli psicologi, che sono stati troppo poco interpellati in questi due anni a mio giudizio, ci insegnano magistralmente che i lockdown fatti per proteggere la vita, ci dicono in realtà, hanno cagionato tutta una serie di disturbi psicologici che non hanno generato salute, tutto al contrario. E qui torniamo ai greci, Platone nel Carmide dice che non si possono curare gli occhi se non si cura la testa, e non si può curar la testa se non si cura l’intero corpo, e non si può curare l’intero corpo se non si cura anche l’anima. Quindi in sintesi, dice Platone, non puoi curare il corpo se non curi anche l’anima perché la salute è una condizione psicosomatica, la vita sono le qualificazioni del vivere, non esiste come mera astrazione. Purtroppo il discorso medico scientifico, che parla solo della zoè mai del bìos, tende a ridursi di fatto alla stessa allo stesso livello ontologico del virus che combattiamo, perché – cosa fa il virus? tende semplicemente a sopravvivere e replicarsi e non ad altro, il virus, in termini ontologici, è il grado più basso di vita, è vita che non è vita allo stesso tempo, è un vivente che non è un vivente … e noi stiamo regredendo a questa condizione grazie al discorso medico scientifico, con tutta la svolta autoritaria perché poi, Claudio, la vera domanda da porre, che ho provato a sviluppare nel libro è: perché proprio ora questo rimodellamento dei rapporti di forza? è un accidentalità? sono puri casi della storia o c’è del all’altro?
Ora, io nel libro affronto la questione della genesi del coronavirus, io non posso dire se sia zoonosi, cioè salto di specie dal pipistrello all’uomo – anche se di zoonosi a rovescio ne ho viste molte in questi mesi, cioè di passaggio di specie dall’uomo alla pecora – quindi la zoonosi inverso l’abbiamo vista – però non dirti se sia stata zoonosi quella del virus, fuga dal laboratorio perché a Wuhan oltre al mercato …
… grazie a te eravamo stati i primi a dire che l’ipotesi della fuga da laboratorio era più che concreta, fondata diciamo, mentre tutto il mondo dicevano che era il pipistrello saltato sul pangolino che aveva fatto l’amore col maiale … ecco, e poi dopo un anno in cui hanno censurato di ogni cosa che usciva su questo argomento son stati costretti ad ammettere, dopo largo dibattito in america che è invece l’ipotesi più probabile, tant’è vero che facebook s’è scusata, non s’è scusata anzi, ha detto però “da ora in poi non censureremo più coloro che dicono che forse il virus sia uscito da un laboratorio” – eppure bastava ascoltare Byobl e Diego Fusaro un anno prima e questa ipotesi non sarebbe … siamo finiti al c’è oggi il rogo delle idee, dei pensieri…
Caro Claudio, nihil novi sub Sole, perché anche eppur si muove di Galileo venne all’inizio non dico messa sul rogo ma venne trattata come fake news, Galileo seppe abiurare quindi non fu bruciato vivo, a differenza di Giordano Bruno, però fu condannata come fake news.
Questo sia di monito per quelli che fanno le loro crociate contro le fake news, le fake news si combattono con la forza della ragione non con i roghi, perché io dico sempre, dietro la lotta contro le fake news sta in realtà – ne parlo nel libro – un processo che non è teoretico ma politico, perché stanno diffamando come fake news ogni narrazione non allineata. Con un esempio, dire che nel 1793 re Luigi non morì è una fake news, d’accordo, ma dire che re Luigi venne assassinato da dei barbari o giustiziato da degli eroi, non è che una delle due è una fake news, son due interpretazioni diverse e non puoi liquidare una silenziandola come fake news, si confronteranno … quindi in sintesi stan cercando di liquidare come fake news tutte le interpretazioni che non piacciano all’ordine dominante.
Io dico una cosa da filosofo, primo che, in una libera democrazia, ogni cittadino è libero di dire e pensare ciò che vuole, Spinoza docet, teoria di Spinoza; punto secondo, io diffido sempre di quel vero che una volta al potere mette fuori legge il falso, perché è proprio del vero il confutare il falso con se stesso esibendosi, il vero non ha bisogno di punire il falso, basta che si esibisce, al vero il falso cessa di essere; del resto, citando ancora Socrate, non era Socrate che somministrava la cicuta, veniva somministrata lui, come propagatore di fake news diremmo oggi, non era Gesù Cristo che metteva in croce chi la pensava altrimenti, erano gli altri che erano … e fino a Giordano Bruno e per poco non accade anche …
… diciamo la verità è auto-evidente non deve essere tanto spiegata
… sì, diceva Hegel, verum index sui et falsi, cioè il vero mostra se stesso e anche il falso, è invece il falso che quando si proclama vero deve impedire al vero di esibirsi, perché altrimenti verrebbe smascherato.
quindi dove c’è una censura, dove chiudono per esempio un canale youtube con mezzo milione di iscritti dimostrano che non stanno dalla parte del vero
certamente, perché se fosse una falsità, cioè dire una sciocchezza come la Terra è piatta non c’è bisogno di mettere sul rogo chi la dice, lo smascheri pacatamente con la placida teoria greca del logon didonai, il render ragione e non hai bisogno di metterne [una foto], invece dire che Byoblu sono terrapiattisti e chiuderegli il canale significa ricadere nella tesi di cui sopra, cioè usi il caso della fake news per delegittimare come se fosse fake news una interpretazione che non c’entra nulla con la fake news.
era soltanto un esempio qua … non abbiamo mai discusso …
… però la domanda vera è: che cosa sta accadendo? perché … io dicevo, ho analizzato queste tre ipotesi della nascita del coronavirus – la prima la zoonosi, la seconda la fuga dal laboratorio, la terza è la creazione ad hoc in laboratorio – noi siamo stiamo discutendo ora 2021 la seconda, dopo che prima era stata censurata preventivmente …
la volontarietà dici, stiamo arrivando alla volontarietà …
… allora la prima era la zoonosi ed era quella l’unica accreditata in origine, poi si iniziò … la seconda è quella della fuga del laboratorio che ha iniziato ad essere riabilitato nella primavera del 2021, sul Corriere della Sera perfino, la terza ipotesi, per ora indicibile ma che non escludo venga un giorno riabilitata anch’essa, è quella della creazione ad hoc in laboratorio …
virus come battaglia geopolitica o peggio …
… come arma di riorganizzazione della società. Io non so quale delle tre sia vera, ripeto, però da filosofo le prendo in considerazione tutte e tre in attesa che vengano portati lumi sulla questione. Quindi lasciando da parte quale sia delle tre quella vera, dico una cosa, che ritengo inconfutabile però è che, quale che sia la genesi del coronavirus, i gruppi oligarchico-dominanti del blocco neoliberale hanno da subito utilizzato l’emergenza per potenziare il proprio rapporto di forza. C’è stata cioè quella che Giorgio Agamben chiama la cospirazione oggettiva, cioè il virus c’è, è lì, quale che sia la sua genesi i gruppi dominanti l’hanno utilizzato per ristrutturare il rapporto di forza, per tradurre nel Grande Reset di cui dicevamo.
Perché proprio in questo momento e che bisogno c’era di questa riorganizzazione? … Allora, la mia tesi, che ho sviluppato …
intanto occorre precisare che era dal 2005 che nell’amministrazione statunitense dopo le Twin Towers si paventava un attacco bio-terroristico, e nel 2005 proprio vennero convocati alcuni esperti – ne diede notizia anche New York Times oltretutto – per elaborare un piano di opposizione a un attacco eventuale di tipo bio-terroristico, e quel piano, che venne elaborato dal dottor Robert Hatch nel 2005, era incardinato su due principi fondamentali: social distance and lockdown, quindi due termini coi quali abbiamo poi ha preso a fare
la nostra conoscenza nel 2020. Nel 2005, ricorderai Claudio, si parlò molto a lungo della possibile aviaria, ti ricordi poi non non accadde nulla, nel 2009 fu la volta della suina, anche in quel caso non accadde nulla, nel 2020 arrivò il coronavirus e ci troviamo nel punto in cui siamo ora. Quale che sia, ripeto, la genesi del virus, una cosa possiamo dire però con Gramsci: le classi dominanti utilizzano l’egemonia, cioè consenso piu dominio, non hanno bisogno di usare la violenza se usano il consenso televisivo, mediatico, giornalistico. Il problema per le classi dominanti, come sapeva bene Gramsci, è che se perdono il consenso e resta loro solo dominio debbono usare la violenza per mantenere il dominio. Gramsci lo diceva in riferimento al fascismo, che era un un esperimento di violenza delle classi dominanti che iniziavano a perdere il consenso col biennio rosso, con i moti di contestazione, adesso noi ci trovavamo, io credo da alcuni lustri, in un momento di opposizione generale alla globalizzazione capitalistica che si era manifestata in vari modi, dalle giubbe gialle in Francia, dai sovranisti e dai populismi, dal brexit, dall’Italia che votava in maniera non gradita ai gruppi dominanti per il referendum costituzionale …
passando per utilizzo a briglie sciolte della rete che scavalcava la narrazione mainstream …
… cominciava davvero esserci quella che ho chiamato la contestazione della globalizzazione capitalistica – in sostanza i gruppi dominanti iniziavano a perdere il loro consenso. C’è un passaggio che ricorderai senz’altro in quanto giornalista, di quella giornalista – Botteri mi pare – che quando vinse Trump nel 2016 disse abbiamo perso il nostro consenso … magnifico quel passaggio, perché fotografò esattamente questo, cioè la perdita di consenso.
… lei dice “ecco come faremo, a cosa serviamo noi giornalisti se poi la gente fa quello che vuole” … noi “educhiamo” anche dal punto di vista politico ma poi cittadino non ci segue quindi …
… fu una frase di un onestà intellettuale disarmante perché rivelava esattamente questo, cioè il fatto che le masse nazionali popolari iniziavano a procedere altrimenti rispetto ai desiderata dei gruppi dominanti. Ora una cosa è chiara, che questo virus, quale che sia la sua genesi, ha permesso ai gruppi dominanti di ristrutturare in maniera autoritaria il rapporto di forza, utilizzando l’emergenza perpetua come cardine di una nuova razionalità sociale politica ed economica, ciò che noi stiamo vivendo non è soltanto né soprattutto un’emergenza sanitaria, è invece precipuamente
grande laboratorio di produzione per i nuovi assetti sociali politiche ed economiche per l’avvenire. Come molte altre crisi che hanno preceduto questa, penso a quella del 2001, i dispositivi che si attivano per fronteggiarlo non sono destinati a esaurirsi in breve tempo ma sono invece destinati a durare, a consolidarsi in nuova normalità, curiosa espressione che quasi da subito venne utilizzata già nel marzo 2020. Due cose devono colpire retrospettivamente, come un cercato di dire nel libro, in primis questo concetto di nuova normalità introdotto quasi immediatamente all’apparire dell’emergenze, l’altro il fatto che nessuno di noi credo sia mai stato fornito di tabelle con dati, indicazioni e numeri circa alla fine dell’emergenza su quali basi finirà l’emergenza, chi nella fattispecie dichiarerà finita l’emergenza, quali livelli bisognerà raggiungere.
Leggevo poche settimane fa che in Oceania – non ricordo se in Nuova Zelanda, con un solo caso hanno messo di nuovo la popolazione agli arresti domiciliari.
… siamo entrati – quante volte l’abbiamo sentito – nella nuova stagione delle pandemie, dobbiamo … beh scusa anche se fosse ma questi sono Nostradamus? come fanno a sapere che ci saranno pandemie nel futuro se nessuno glielo ha detto o se non hanno dei dati che a noi non è dato sapere …
… e infatti è quella che Aiorgio Agamben chiama l’epidemia come politica, cioè un uso schiettamente politico ideologico di un lessico medico scientifico che, per dirla con vecchio Marx, fa da sovrastruttura di giustificazione dei rapporti di forza, perché io nel libro ho ripreso tutte queste considerazioni, dalla vestale del
liberismo Ursula Von der Leyen, che disse testualmente che l’Europa si accingeva ad entrare nell’evo delle pandemie a Walter Ricciardi che disse che tutto questo sarebbe durato ancora molto tempo, fino a l’OMS che disse già nel maggio 2020 che il coronavirus non se ne sarebbe mai andato, fino all’ONU che disse che nuove più letali pandemie sarebbero presto sopraggiunte.
Bill Gates, in un’intervista gli chiesero “beh tutto sommato il coronavirus, voglio dire, non ha ancora sterminato tutta popolazione mondiale” e lui rispose dicendo la “prossima pandemia ve la ricorderete”, fece un ghigno sinistro, fece rabbrividire tutti perché, voglio dire, essendo lui tra i finanziatori di queste fondazioni eccetera, che finanzia laboratori e centri di ricerca, forse anche Wuhan – non mi sono interessato … – forse sa delle cose che non sappiamo, allora come fa a saperlo … cioè non si premurano neanche più di nascondere diciamo quella loro impostazione ed eventualmente la loro collusione…
… sì, c’è un capitolo del libro che s’intitola Anti-Gates, che fa il verso all’Anti-Dühring di Federico Engels; chiaramente, gli aedi dell’ordine dominante, i professionisti dell’informazione, diranno che è complottismo naturalmente, perché ogni prospettiva diversa da quella dei gruppi dominanti è liquidata così. In realtà si chiama lotta di classe direbbe il vecchio Marx. Io contesto Soros e Bill Gates semplicemente perché fanno parte delle classi dominanti e rappresentano gli interessi delle classi dominanti. Quindi Bill Gates
che tu hai citato naturalmente è parte integrante di questo ordine dominante senza scadere nel complottismo, fa parte delle classi dominanti e dei loro interessi, e naturalmente …
… posso leggere un passaggio … nel capitolo dice questi [B.Gates], “già esperto della logica centrata su virus e antivirus” – vedi l’informatica, anche questo è particolare significativo, perché sono persone abituate a gestire una logica binaria, zeri e uno, quindi con una mentalità ch’è l’anti-umanesimo, diciamolo l’anti-umanesimo che applicano poi con la stessa logica alla vita, al bìos, come dicevi tu, e quindi in qualche maniera mostrificano la società, l’appiattiscono su livelli robotici, e questo auspicano, c’è tutto il trans-umanesimo dietro questo impostazione – “esperto della logica centrata su virus e antivirus in riferimento al personal computer
aveva esternato una profezia nel 2015 nel corso di un seminario TEDx svoltosi a Vancouver in Canada, se qualcosa ucciderà dieci milioni di persone nei prossimi decenni è probabile che sia un virus altamente contagioso più che una guerra non missili ma microbi” e poi c’è la citazione di …
… il capitolo si chiude con una considerazione del mite filosofo delle illuminiamo Kant che diceva: com’è possibile una storia a priori? cioè: come facciamo a prevedere la storia? una domanda interessante, come si fa prevedere la storia? – Kant diceva: in un solo caso puoi prevedere la storia: se il profeta e l’attore coincidono, cioè io posso prevedere che lunedì andrò al supermercato se effettivamente sono io che faccio la profezia e poi vado al supermercato, era la risposta di Kant – con questo non voglio dire …
certo, con tutto rispetto per Kant ma credo che tutti vedendo quella profezia abbiamo pensato la stessa cosa!
… io ho citato il pacifico Kant, insospettabile di ogni complottismo ecco, però è la sua risposta: la storia priori è possibile se attore e profeta coincidono.
vista anche demonizzazione della filosofia, perché oggi vediamo tutti questi … l’unica scienza, diciamo accettabile, è quella dei camici bianchi e ancor prima a dire il vero quella dei manager farmaceutici che devono fare quadrare i conti, mentre non so al governo, nei commissari tecnico scientifici usciti non c’è ombra, straccio di coinvolgimento di qualcuno che potrebbe portare un respiro intellettuale, per far riflettere anche gli esecutivi sull’opportunità di difendere la nuda vita ad ogni costo, anche passando sopra appunto a nonni che avevano come unico scopo quello di vedere i loro nipoti.
C’è questo rifiuto totale incondizionato dell’intelletto delle sue conquiste, del respiro intellettuale che ci fa sentire delle creature, degli esseri umani, mentre c’è una “riduzione al software”, come Bill Gates insegna, per cui a una risposta di un agente biologico, non si sa da dove proveniente, si deve rispondere con un programma informatico – perché tale è un vaccino a mRNA, una terapia genica alla fine è un programma informatico inserito alle nostre cellule. Questi ci portano nell’era del trans-umanesimo, ma non c’è uno straccio di rispetto per la cultura millenaria filosofica, la tradizione filosofica, di cui tu sei esponente, che ci ha portato fin qua. Allora tu da filosofo, te lo chiedo, come giudici con questa mancanza di rispetto nei confronti di quanto più corrisponde all’essere umano, come la riflessione su chi siamo dove andiamo – la domanda è, perché non si coinvolge un filosofo anche in tutto questo dibattito? è meno importante?
Mah … allora, il filosofo non soltanto è inutile come sempre si dice, ma è anzi pericoloso, perché il filosofo esercita o dovrebbe esercitare il pensiero meditante, critico, e in un meccanismo collaudato in cui si punta sul semplice funzionamento senza criticità e senza elementi di disturbo il filosofo rischia di essere come Socrate, da espellere ho eventualmente anche da sopprimere. Parto da una considerazione che faceva Martin Heidegger quando diceva, la scienza non pensa, perché? perché la scienza calcola, e lo fa egregiamente, per questo abbiamo bisogno del connubio di scienza e filosofia, cioè di una scienza che calcoli e operi rettamente nel suo campo, supportata da un sapere che si interroghi sui fini anche, sui fini, non solo sulla calcolabilità delle cose. Ecco, la scienza lasciata a se stessa genera mostri, possiamo dire così, genera mostri; c’è bisogno di un supplemento d’anima diceva Bergson, di un supplemento di riflessione meditante, di un’unione fra il pensiero calcolate scientifico e quello meditante filosofico che è esattamente ciò che non può tollerare l’odierno mondo del levietano tecno-sanitario, del capitalismo terapeutico.
Io nel libro esamino questo aspetto, tra gli altri inquietanti che hai toccato anche tu, il fatto che noi abbiamo cessato di essere persone, vita qualificate, e siamo diventati nella narrazione nell’ordine del discorso dominante siamo diventati numeri e cifre: ricorderai bollettini quotidiani dei contagiati, dei deceduti –
guariti non si trovavano quasi mai – ma ad ogni modo dei numeri, ecco il siamo entrati nell’epoca del dataismo in cui siamo diventati numeri e non più persone … ecco, e quindi quello che mi stupisce esattamente questo, c’è il discorso medico scientifico intanto
lasciami dire caro Claudio, che c’è una una problematica fondamentale in tutto questo discorso, che la base di quello che stiamo dicendo, cioè il filosofo pone delle domande, ecco, perché sgradito e non lo metteranno mai nei comitati tecnico scientifici, il buon filosofo quello che solleva dubbi e poi magari prova a questionare a raggiungere dialogando delle risposte, quindi è sgradito per definizione ecco. La domanda che io pongo ad esempio nel libro: il malato asintomatico, abbiamo riflettuto su questa categoria? chi è il malato asintomatico, no? è una categoria ossimorica, perché se sei malato hai dei sintomi, se non hai dei sintomi non sei malato; essere malato asintomatico è come dire testualmente l’acqua asciutta o il Sole …
malato potenziale
… ecco, ma c’è qualcosa di più Claudio in questa narrazione, perché fino al 2019, quindi prima del coronavirus, c’era il portatore sano, che la stessa cosa del malato asintomatico però è sano, è il portatore sano. Se c’è il malato asintomatico – e invito chiunque a guardare sui libri di medicina, fino al 2019 non esisteva la figura ossimorica del malato asintomatico – se tutti noi siamo potenziali malati asintomatici, vuol dire che l’insieme dei sani è un insieme vuoto. Questo il paradosso: cioè non c’è più una società di concittadini portatori di diritti e doveri ma c’è una grande clinica di malati, reali o potenziali, che possono … si parte dal presupposto che tutti siamo malati no? fino al 2019 si partiva dal presupposto che tutti fossimo sani e che capitasse incidentalmente di ammalarsi, oggi invece siamo tutti i malati che possono tutt’al più per 48 ore col tampone dimostrare di essere sani, trascorse le 48 ore regrediscono al regno dei malati potenziali. Però è qualcosa di importante questo, perché vuol dire che: primo, non c’è più una società di concittadini portatori di diritti di doveri, c’è una mega clinica di malati che debbono sottostare al potere dei medici …
il paradiso delle società farmaceutiche, di tutto il business indotto dall’apparato medicale, anche tutti ‘sti tamponi, le mascherine: qualcuno li produce, qualcuno ci guadagna …
… c’è un bel libro di Ivan Illich del 1974, che s’intitola Nemesi Medica, che evocava già la medicalizzione integrale della società, come paradigma di un nuovo capitalismo che doveva trasformare la nostra stessa nuda vita in giacimento da cui ricavare plus valore, e in effetti sta capitando quello, ma per tante ragioni: una è questa, se siamo tutti i malati asintomatici, tutti dobbiamo essere curati anche se siamo sani in teoria, ma poi se siamo tutti malati asintomatici, non siamo piu cittadini con diritti e doveri ma sia malati, che devono rispondere al diktat del medico. Ecco che ancora una volta evapora la democrazia: non c’è più una democrazia ma c’è un’ experitse di tecnici e medici, che comanda in nome delle loro competenze che noi uomini comuni non abbiamo, e questo è un altro punto interessante tra l’altro: chi è il malato asintomatico? perché la chiave di volta di tutto, e nel libro insisto ad abundantiam su questa categoria, il malato asintomatico è la variante 2.0 di quello che nel 2001 era il terrorista, perché il malato asintomatico come il terrorista può essere chiunque: tu non può individuare chi sia, devi agire come se tutti lo fossero potenzialmente e quindi tendi ad attivare quello che nel libro chiamo il paradigma bio-securitario – cosa vuol dire? per garantire la sicurezza del bìos, della vita, di tutti e di ciascuno, devi limitare le libertà e i diritti di tutti e di ciascuno. Ecco perché lo chiamo leviatano tecno-sanitaro, come nel Levietano di Tommaso Hobbes, bisogna cedere diritti e libertà al potere che in cambio ci garantisce la securitas rispetto al nuovo modello. Ed è un levietano, oltre che per questo paradigma hobbesiano, anche per il fatto che subentra una nuova antropologia: homo homini virus
variando Tommaso mason ho mini virus – l’altro non è piu un potenziale socius con cui puoi creare solidarietà famiglia rapporto
politica – l’altro è un potenziale virus, stante il fatto che virus inseparabile da chi lo porta, anche perché la famosa formula siamo in guerra contro il virus si in realtà va letta siamo in guerra contro noi stessa perché io sono inseparabile dagli uomini lo morta
… io ho letto una volta un libro, un paio d’anni fa, che si chiama Il virus buono: questo libro, scritto da Guido Silvestri che è uno stimato professionista della medicina, … uno scienziato, che faceva parte anche del patto per la scienza con Burioni, quindi parliamo di … lui diceva in questo libro che il virus si è sviluppato con l’essere umano nel corso dei migliaia e migliaia di anni a tal punto che si è fuso con del nostro DNA, … il nostro DNA è composto da stralci di virus, di codice genetico di virus, a tal punto dice che – filosoficamente dovessimo porci questa domanda – sarebbe difficile stabilire dove finisce il virus e deve comincia l’essere umano. L’hanno detto loro! lo dicono loro, leggetelo …
Ma è proprio questo il punto paradossale, cioè se siamo in guerra contro il virus in realta siamo in guerra contro se stessi, perché è la guerra piu assurda questa no? è lessico medico scientifico si intreccia senza posa con quello bellico l’avrei notato anche tu …
l’altro paradosso da risolvere e vorrei il tuo aiuto dato che sei qua … il no-vax : alle etichette siamo abituati, le usano da tanto per screditare, però c’è una paradosso qua evidente: il no-vax, quello che loro chiamano no-vax, che sono persone che a vrio titolo con vari gradi di riflessione di dubbio di giustificazioni di obiettivi non sono ancora vaccinate, sono persone che a) sono sane, perché se non lo fossero sarebbero in ospedale, tranquille e sono sane b) sono persone che rispettano la legge, perché la legge dice che la terapia genica è facoltativa e quindi io non facendola rispetto la legge, che mi dice che posso esercitare una mia scelta. Quindi persone sane, cittadini per bene onesti che rispettano la legge vengono criminalizzate, è il doppio pensiero orwelliano, il sano, l’onesto diventa il nemico perché perché non si è ancora fatto fagocitare dal meccanismo dell’iniezione perpetua, che ti mette alla stessa stregua di un software di cui compri una licenza e ogni sei mesi questa licenza la devi rinnovare, cioè tu non sei entrato nel tritacarne del business, non ti sei sottomesso a questa logica, che è la logica del cloud, oggi non ti compri piu nulla, anche l’abbonamento alla musica paghi mensilmente, paghi mensilmente dei film Netflix – vogliono ormai quel modello e soltanto quello, è a mio parere una chiave di lettura questa, cioè vogliono trasportare nell’ambito sanitario, nella tua salute, il modello del noleggio, del renting, del leasing perpetuo per cui tu la salute a devi noleggiare ogni sei mesi. Quidi perché tutta questa violenza contro i cittadini onesti e sani?
Mah direi che la questione sul vaccino è una questione … c’è un tutta una parte anche nel libro, su quello che io chiamo il siero benedetto, perché effettivamente quello che mi ha colpito da subito è il lessico quasi religioso che è stato introdotto parlando e presentando il vaccino, no? intanto lo si è atteso come la parusia del Salvatore: arriverà il vaccino, e quando è comparso alcuni dei medici stessi protagonisti della vicenda l’hanno salutato come un miracolo, ma poi ricorderai anche la discesa dal Brennero che fece, quasi in pompa magna, … c’è un elemento in effetti di religione terapeutica in tutto questo, io – premetto che sui teme in cui non sono esperto evito sempre di pronunciarmi facendo mio l’asserto di Wittgenstein secondo cui su ciò di cui non si può parlare bisogna tacere, quindi non entrerò nel merito del vaccino perché non è mia competenza – però sul piano giuridico filosofico posso dire una cosa, che l’obbligo è qualcosa che mi ripugna, perché ritengo che ogni cittadino del proprio corpo debba decidere sovranamente, primo, e mi ripugna ancor più dell’obbligo, che già mi ripugna come dicevo, l’infame tessera verde che è un obbligo surrettizio ipocrita e mascherato, che ha in realtà una ragione, come cerco di dire nel libro, non medico-scientifica ma politico-ideologica: chi non ha la tessera verde e chi non giura fedeltà al leviatano tecno-sanitario quindi viene discriminato, come chi non prendeva la tessera del partito al tempo.
Quindi che ci sia poi una sorta di interesse da parte del big-pharma di produrre benedizioni sempre itirate è evidente, io uso questa formula: la salvezza è sempre una dose piu in là, la salvezza è sempre una dose piu là perché, effettivamente, stiamo assistendo a un paradigma per cui i più si fanno benedire pensando che, in buona fede, che così finirà l’emergenza, ma non si accorgono che l’emergenza, che è la nuova normalità, prevede cicli di benedizione ininterrotte; è questo il punto problematico, a mio giudizio, della vicenda: i più rispettano cadavericamente le norme del leviatano tecno-sanitario pensando che così si placherà, e non capiscono che esso seguita e si potenzia proprio perché essi ubbidiscono silenziosamente a tutto.
Ecco sul tema, sul tema vaccinale, è chiaro che c’è un grande business dei colossi del farmaco, è chiaro come il Sole che in uno Stato democratico lo Stato può persuadere con l’educazione, può persuadere con forme di informazione, ma non introdurre forme di discriminazione, forme di violenza verbale perché – io premetto che sono assolutamente contro i sì-vax e contro i no-vax, perché da filosofo non posso accettare questi dogmatismi di chi dice bisogna vaccinare tutti o di chi dice nessuno deve farseli – io dico, ognuno agisca secondo ragione secondo la vita biografica di ciascuno perché, parliamoci chiaro, ci sono persone che no è che non vogliono ma non possono vaccinarsi per delle patologie, ci sono persone che non vogliono ma sono costrette a farlo per altre cose, e questo non va bene ovviamente, bisogna rispettare le scelte e le biografie di ciascuno, questo è il mio punto di vista anzitutto, e poi parliamoci chiaro, c’è una questione geo-politica sui vaccini anche, no? bisognerà pur dire questo, la Russia chiamando Sputnik il suo vaccino ha segnalato qualcosa, voglio dire, no? ci dicono che c’è penuria di vaccini, quando però la Cina, la Russia ne hanno da offrirci vengono respinti al mittente, sempre perché ovviamente sono vaccini non del blocco euro-atlantista. Quindi c’è una narrativa come disse Vladimir Putin, all’Europa non interessa delle persone ma interessa altro, e forse aveva ragione Vladimir Putin, con questa affermazione un po’ impietosa verso l’Europa aveva un fondo di verità forse, quindi c’è tutta una parte anche sul vaccino – la mia tesi è che la vaccinazione di massa abbia ragioni che sono medico scientifiche ma che sono anche, forse soprattutto, altro come vorrei dire, c’è anche dell’altro evidentemente, come sta emergendo in questi tempi. Come ripeto io per quello che mi compete, per le conoscenze poche che ho di medicina, di scienza, non posso esprimermi sul vaccino posso però esprimermi contro l’obbligo vaccinale per ragioni giuridiche-filosofiche …
quindi anche contro l’obbligo vaccinare surrettizio come il green-pass totalizzante come lo dici Abrignani del CTS: siccome non possiamo mettere una l’obbligo vaccinale allora ti obblighiamo con un’altra legge che circonviene la prima
Ma io non lo chiamare neanche, caro Claudio, green-pass perché già lo legittimi così, sai che il latinorum dei mercati, l’inglese, chiama spending review l’austerity, fiscal compact … e legittima in questo modo con un’aura di mistica necessità la cose, andrebbero respinti.
Ora chiamo l’infame tessera verde perché è una cosa abominevole, a mio giudizio, su un piano giuridico e politico per tanti motivi,
in primis perché non ha ragioni medico scientifiche ma puramente ideologica, serve a discriminare chi non giuri fedeltà, ha detto Giorgio Agamben: ogni non-possessore della tessera verde viene costituito in possessore di una stella gialla virtuale, espressione forte ma che almeno ci fa riflettere;
punto secondo, l’infame tessera verde trasforma in suddito bio-politico controllato chi se ne sia dotato, perché la tessera verde non è una scocciatura temporanea ma è in qualche modo il nuovo lasciapassare sempre aggiornato del suddito politico;
in terzo luogo, la tessera verde crea l’effetto Sarajevo, cioè il conflitto divisivo, l’ennesimo, tra coloro i quali avrebbero le sacrosante buone ragioni per unirsi contro l’altro, invece si dividono in basso tra tesserati e non-tasserati, sì-vax e no-vax …
dividi et impera
… esattamente, è questo il punto, sta prendendo forma Claudio, questo è il paradigma, una società basata sui lockdown a yo-yo, io lo chiamo la pandemia dello yo-yo perché avanza continuamente da fase due a fase uno e non finisce mai, crea l’illusione di un movimento che non c’è, come nello yo-yo, perché ritorna sempre su se stesso, si dà ogni volta la colpa ai cittadini che non sono stati ligi – e qui c’è un analogia, malato asintomatico, in analogia con l’undici settembre [2001], il terrorista – e qui invece abbiamo l’analogia con la crisi del 2007, i conti in ordine: non sapete tenere i conti (dei contagi) in ordine, quindi vi sorbite l’austerità sanitaria …
Sempre questione di contabilità! Manca pochissimo, volevo fare un paio di riflessioni finali veloci:
la prima, come è stato possibile passare da il totem, mantra, la religione del no a qualunque discriminazione, per cui abbiamo … per arrivare al DDL Zan, abbiamo intere organizzazioni finanziate per, giustamente, sostenere che non bisogna discriminare in base a religione, sesso e tutto il resto, sessualità, alla discriminazione quasi per legge, in base a un profilo sanitario che peraltro dovrebbe essere coperto dalla privacy? tutti questi signori che hanno urlato: “no le discriminazioni di ogni genere”, al punto che se tu sei per la famiglia naturale sei un pericoloso sovversivo – no, perché come ti permetti di discriminare con questa tua frase anche inconsciamente chi magari una famiglia naturale non se la può costruire – e invece sono passati dal giorno con la notte alla discriminazione delle persone in base – anzitutto, ripeto sane e oneste – a una scelta permessa dalla legge su una terapia da assumere o meno, quella discriminazione a costoro va benissimo, nessuno vuole fare un disegno di legge, un comma, un codicillo, un emendamento per dire: “ma per adesso non possiamo discriminare persone sane e oneste che non scelgono una terapia”, come si fa passare una società … allora vuol dire che erano tutti ipocriti prima, erano conformisti, lo facevano per compiacere una linea di potere, adesso che quindi il potere è cambiata … un po’ come diventammo il secolo scorso, in una notte, da tutti i fascisti a tutti antifascisti, adesso sono tutti discriminazionisti.
Sì, direi in sintesi, Claudio, che la globalizzazione procede per sconfinamento e per muri, cioè abbatte tutti i confini e quindi vuole essere inclusiva, ci vuole imporre a tutti il medesimo modello della globalizzazione, poi però crea muri al tempo stesso, è così, la stessa logica avviene in questo ambito, per cui si abbattono come discriminazioni le cose che sono forme di resistenza rispetto al capitalismo e ad ogni mercificazione, e al tempo stesso si creano nuove discriminazioni verso coloro i quali, in una maniera o nell’altra, ancora resistono e resistono ai processi di globalizzazione capitalistica e di mercificazione dell’immaginario, e quindi non mi stupisco che gli stessi, che predicano la lotta contro tutte le discriminazioni, che per loro non è poi nient’altro che la lotta contro tutto ciò che ancora resista alla mercificazione, e creino poi in pari tempo nuove è più visibili discriminazioni, perché la vera discriminazione oggi è posta in essere contro quelli che non si piegano a questo nuovo capitalismo terapeutico, che ha il suo fulcro
– lasciami dire questa cosa che ritengo importantissima – nel distanziamento sociale.
Questo, se mi chiedessi qual è la base del nuovo mondo, del nuovo capitalismo terapeutico, più di tutte: il distanziamento sociale. Anche qui, social distance non distanziamento fisico come si sarebbe dovuto chiamare se fosse stata una norma puramente medico-scientifica, distanziamento sociale e il compimento della civiltà neoliberale dell’espulsione del prossimo per decreto, l’altro è solo un nemico da espellere e l’individualizzazione di massa.
Una battuta finale Diego … dài un indizio al lettore, un motivo per comprare questo libro cioè…: “caro lettore, se compri questo libro troverai scritto … troverai … quale risposta alle tue domande?
Troverai caro lettore, se avrai tempo e pazienza di leggere questo libro, cosa sta sotto la narrazione medico scientifica che copre, e non ci fa vedere, il vero fondamento politico sociale ed economico di ciò che sta avvenendo. Capirai che sta prendendo forma non un’emergenza ma una modificazione tellurica della società, dell’economia, della politica che si nasconde sotto l’emergenza medico-scientifica e che usa quel lessico per non farsi vedere.
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— Giorgio Cattaneo
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The Impending Globalist Plan Revealed → lo yo-yo
♦ Sovraccaricare la burocrazia per rompere il sistema, creare un caos controllato, usurpare il potere quando i disordini civili raggiungono il culmine e offrire l’aiuto del governo come unica soluzione. The Cloward-Piven Strategy in a nutshell. ;