suggestioni

Audio: dalla terra alla storia

“… questa storia inizia nel 1631 quando New York non esiste ancora e la Compagnia delle Indie Occidentali, una società di mercanti olandesi, acquista il territorio di Manhattan dai nativi della zona, … ma sta di fatto che nel 1624 gli olandesi sono ormai insediati in pianta stabile a Manhattan che le danno il nome di New Amsterdam,
e due anni dopo, nel 1626, arrivano i primi schiavi africani: sono 11 in tutto … su una popolazione di appena 300 persone. Sono la prima comunità africana di Manhattan, … ma bisogna tenere presente che la versione olandese dello schiavismo, a quanto risulta dei documenti superstiti, è piuttosto diversa da quella che poi sarà messa in atto dalle altre potenze imperialiste: la chiesa accetta e  riconosce i matrimoni tra gli schiavi e gli europei, e gli schiavi possono presentare petizioni alle autorità e partecipano ai processi, anche come testimoni contro i bianchi. E dopo vent’anni di lavoro gli schiavi africani possono possedere la terra perché a quel punto usufruiscono di un regime di semilibertà.

Questa comunità africana in crescita progressiva dal milleseicento ventisei in poi sarà una pedina fondamentale per lo sviluppo urbano ed economico di New Amsterdam. …

Nel 1644 però si volta pagina: arriva l’impero britannico neanche da viene ribattezzata New York in onore di James Stuart, il duca di York che possiede una quota rilevante dell’Royal African Company, una società mercantile fortemente dedita alla schiavismo.

E per gli schiavi africani di New York si volta pagina sul serio perché molti dei diritti che avevano al tempo degli olandesi vengono meno: è abolito il regime di semilibertà, non possono più mettere piede in tribunale se non per cause che riguardino altri schiavi ma non possono neanche riunirsi in gruppi o muoversi liberamente in città. I britannici temono le rivolte, stringono le maglie della legge che creano un nuovo pubblico ufficiale – si chiama whipper of the slaves, il frustataore degli schiavi – l’addetto alle punizioni per chi infrange il codice; ma in realtà ogni europeo ha il diritto di frustare gli schiavi, se crede che sia necessario.
E in più c’è una legge che ci interessa in modo particolare perché riguarda i funerali: gli africani hanno la consuetudine disseppellire i loro morti di notte e questo proprio non va bene ai britannici. Ecco una legge del 1631 che tra le righe denuncia tutto il timore delle rivolte:

Per impedire che grandi numeri di schiavi si riuniscano e si incontrino è i loro funerali pretesto grazie al quale hanno grande opportunità di tramare e di associarsi per commettere misfatti così come per trascurare i servizi che devono ai loro padroni, si ordina che se piu di dodici schiavi si riuniscano al funerale di un altro schiavo, quelli presenti verranno frustati a discrezione del sindaco, dei testimoni dell’accaduto o di uno dei consiglieri, eccezion fatta per i dodici schiavi autorizzati del proprietario dello schiavo morto, del bacchino e degli incaricati del trasporto del cadavere.

…”

Estratto da La storia negata. Un cimitero africano a Manhattan

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