Iraq, Bush, USA – Gruber d’annata

… se fosse vero quello che continuano a raccontarci governanti americani, tra i presunti terroristi eliminati e quelli arrestati, l’insurrezione irachena dovrebbe già essere sconfitta da tempo per mancanza di combattenti.

Dov’è dunque la verità, dove sono le decine di migliaia di morti iracheni, i venticinquemila soldati americani feriti, la luce acqua il gas che arrivano alle iracheni ancora oggi a singhiozzo, l’economia tuttora paralizzata, la corruzione che ha visto evaporare sotto il sole della Mesopotamia milioni di dollari dei contribuenti americani?
Dove sono le immagini delle moschee dove ogni venerdì gl’imam – che siano sciiti o sunniti – chiedono il ritiro degli americani e delle forze di coalizione?

Due ragioni spiegano l’assenza di una copertura trasparente della guerra in Iraq: la prima è tecnica, le televisione occidentali – tranne la BBC e la CNN – se ne sono andate dall’Iraq per ragioni di sicurezza, la seconda ragione è legata alla prima ed è chiaramente politica: la storia del conflitto iracheno non viene ancora recepita come una success-story – come un successo – bisogna allora ancora convincere l’opinione pubblica che la democrazia è dietro l’angolo, dimostrare che esiste una soluzione militare a un problema che invece è preminentemente politico, bisogna convincere l’opinione pubblica che l’esercito più potente del mondo può ancora sconfiggere un’insurrezione che si dice battuta da oltre due anni.
Invece la situazione è sempre più ingarbugliata, la stampa scritta è ridotta sempre più spesso a mero portavoce delle tragedie e delle manipolazioni, e la ricostruzione televisiva è sempre più difficile da giustificare.

Allora per impedire che la dura realtà dei fatti abbia il sopravvento deve entrare in scena Hollywood.
Il canale americano via cavo FX, che appartiene alla Fox di Rupert Murdoch, hai infatti deciso di mettere in onda una trasmissione chiamata Over There – stesso regista di due serial tv polizieschi di grande successo.
L’idea è quella di presentare la missione dei soldati americani in Iraq come era già stato fatto per la seconda guerra mondiale, con il seguito televisivo del film di Spielberg Salvate il soldato Ryan.
È la prima volta che la televisione si appropria di un conflitto ancor prima che sia finito per farne una telenovela: è una formidabile manipolazione che condurrà il pubblico a vedere la guerra attraverso un racconto allegorico.
La macchina della propaganda americana aveva già tentato l’esperienza con la storia di Jessica Linch, ve la ricordate?
un successo quella donna soldato, fatta prigioniera dagli iracheni e liberata da un commando americano, che l’aveva poi riportata in trionfo a casa … peccato che fosse tutto falso: la storia delle armi, le sue ferite, la sua prigionia, la sua liberazione … ha finito per confessarlo poi lei stessa ma era ormai troppo tardi: Hollywood si era impossessata della sua storia e ne ha fatto un film per la MBC, Saving Jessica Lynch – Salvate Jessica Lynch.

Oggi assistiamo dunque dalla stessa manipolazione. In tutte le guerre lanciate dall’amministrazione Bush la fiction televisiva sembra sostituirsi progressivamente alla realtà del racconto giornalistico, necessario questo per evitare che l’opinione pubblica si ribelli, e che metta sotto pressione i governi che già una volta per impegnare il loro paese in un conflitto senza uscita hanno ignorato le proteste della maggioranza dei loro cittadini contrari alla guerra.

L’abbiamo visto in Gran Bretagna ma anche da noi in Italia.
I nostri governanti vogliono farci vivere nel migliore dei mondi televisivi purtroppo questo paradiso e l’inferno della democrazia.
Buona sera

 

Fonte @famodeo via BdS